STORIA DELL'ALLEVAMENTO DELLA BASSANA. Alla base di un allevamento c'è sempre la passione per la razza; per quanto mi riguarda, questa si manifestò molti anni orsono con la complicità degli amici paterni fra i quali il Cap. pilota Giorgi Andrea (sempre di Pegognaga), titolare dell'allevamento di setters inglesi "della Zara" e proprietario della famosa "Nedda del Rovere". Incominciai allora, ad apprezzare le qualità venatorie del setter e dopo qualche anno acquistai il mio primo compagno di caccia: era una setter di nome "Rampa", nipote di "Lingfield Mistic". Questo soggetto può essere considerato il capostipite di quello che diventò nel 1964 l'allevamento della "Bassana". L'attività di allevamento è sempre stata impostata sul principio della selezione morfo - funzionale; le difficoltà per raggiungere tale obiettivo sono state diverse, considerando l'intrinseca aleatorietà delle combinazioni genetiche e il numero limitato di soggetti in grado di migliorare il tipo. In un periodo di tempo sicuramente lungo ma necessario per tale programma lavorativo (35 anni), ritengo di aver fissato una linea di sangue sfruttando un mosaico di patrimoni genetici provenienti da diverse fonti e da vari soggetti tra i quali alcuni ritenuti, a torto, degli scarti. La fretta, con la quale alcuni allevatori e addestratori del passato esclusero alcuni soggetti, si rivelò un'opportunità da cogliere immediatamente.Questi cani, morfologicamente di discreto livello, furono vittima di errati ed affrettati addestramenti, probabilmente troppo oppressivi per la sensibilità tipica del setter inglese; avendo, come base, una carattere equilibrato, con la pazienza che deve essere dell'allevatore e grazie ad ambienti naturali popolati da selvaggina naturale in buon numero, questi soggetti arrivarono ad esprimere le loro importanti qualità venatorie e dimostrarono, successivamente, di poterle trasmettere ai loro discendenti. "Up di Cerea" ed altri divennero pertanto importanti riproduttori.
Questo paziente lavoro ha portato alla nascita di "Dira della Bassana" e di "Lopez della Bassana"; la prima fu in grado di aggiudicarsi 15 Best in show in un anno, mentre il secondo indipendentemente dai risultati, peraltro unici, conseguiti nella sua pluriennale carriera, ha contribuito a fissare quei caratteri morfo - funzionali indispensabili per una razza che deve essere soprattutto funzionale; nessun aspetto è stato trascurato: né le qualità venatorie, né il carattere. I tratti di "Lopez" sono facilmente riscontrabili in tutti i suoi discendenti, diretti ed indiretti, del mio allevamento; con un pizzico di compiacimento, devo rimarcare la sua impronta soprattutto in quei soggetti che hanno conseguito il campionato di lavoro (nonché ovviamente per gli Assoluti), i quali hanno sfatato quella leggenda, di comodo, secondo cui il bravo setter non può anche possedere alte qualità morfologiche. Sono così nati 42 (*) campioni Assoluti: da Clodo (figlio di Lopez) nel 1979 a Lindo e Mark (rispettivamente figlio e nipote) nel 1985, Mak, Mirco nel 1993 e Best nel 1999 (pronipoti) , passando per Ciba, Gip, Alì, Stark, Orio, Arry, Tot, Ervin and Raul; 23 campioni di lavoro ( Mimì nel 1994, Mirch e Gim prima), 68 campioni di Bellezza (Mio, Dic, Meo, Man, Moni ch. Eur. '98, ecc.).Un altro punto fermo dell'allevamento è stato sicuramente "Ciba della Bassana", la quale ha ottenuto facilmente i titoli sui rings ma ha dovuto conquistarsi i risultati sul terreno sconfiggendo lo scetticismo di alcuni addetti ai lavori e anche la sfortuna che qualche volta non si dimostrò propriamente cieca. Questa campionessa assoluta ha potuto partorire tre volte. Nella prima cucciolata, il cui padre era "Itri della Bassana", nacque "Mark"; nella seconda cucciolata il cui padre era "Dic della Bassana" ch. Mondiale a Berna nel 1986, nacque "Stark"; nella terza, ripetizione della precedente, nacque "Carlos" campione di lavoro negli anni '90. "Lopez", "Ciba" e "Mark" hanno rappresentato tre momenti cruciali per l'allevamento, in quanto, il processo di selezione dimostrava efficacia, producendo un deciso innalzamento dei valori; con maggiore frequenza si è potuto presentare soggetti di alto livello e con maggiore frequenza si è riscontrata un'elevata omogeneità nelle cucciolate; un esempio: Mak, Mirco e Mia sono fratelli delle medesima cucciolata (Raquel e Mark),come Moni, Man e Meo (figli di Stark e Miffy), come Teo e Tot entrambi campioni di lavoro nel 1998 (figli di Tita e Orio), ovvero Reno, Rochi e Raia tutti ottimi ausiliari sul terreno e tutti campioni italiani di bellezza (figli di Mark e Rea).
Il valore della selezione operata, tuttavia, risiede nella capacità di aver trasferito il miglioramento morfo - funzionale sull'intera produzione destinata agli appassionati; i soggetti sopra citati, infatti, non sono altro che le punte più elevate di un livello medio eccellente che è a disposizione degli appassionati venatori e del setter inglese. In nessun momento della vita dell'allevamento sono state compiute scelte per moda o per immagine; l'illusione dell'effimero, quale il concetto estremizzato della Grande Cerca, non ha mai fatto tappa a Pegognaga; avendo avuto l'obiettivo di produrre soggetti per l'attività venatoria, non ho mai condiviso gli eccessi agonistici di queste prove che, a posteriori, si sono dimostrati fuorvianti per il raggiungimento del fine "istituzionale" che hanno tutte le razze da ferma: la caccia. E' irrazionale poter pensare ad una razza da ferma (setter o pointer che sia) staccata dalla tradizione venatoria; la Grande Cerca ha privilegiato soggetti (a volte anche bravi) al limite compatibile del tipo, ipertesi e rabbiosi nel loro modo di essere, con un galoppo che esprime velocità (forse troppa) ma fuori stile in quanto in realtà la frequenza di battute è troppo elevata. Il setter deve denotare energia e velocità ma non deve eguagliare un pointer; deve essere concentrato nella sua azione ma sempre pronto ad interrompere la geometria del percorso, per risalire la minima emanazione di un selvatico e risolverla con le prerogative che tutti conosciamo perché più volte citate dallo standard di razza. Nessun cane deve "volare" : anche in una prova di lavoro (caccia pratica o altro) la prestazione agonistica deve assecondare l'azione di caccia; purtroppo alcune persone (professionisti, giudici, cinofili) lo dimenticano. Rispetto coloro che hanno scelto una via diversa, ma ritengo che l'agonismo e la "fisicità" della prestazione abbia ecceduto (in tutte le prove) a danno dell'aspetto zootecnico provocando spiacevoli difficoltà di utilizzo per i "domestici" fruitori del cane da ferma. Questa mia interpretazione ha sicuramente suscitato lo snobismo (a volte, forse, l'invidia) di alcuni personaggi del mondo cinofilo, tuttavia ritengo che per la selezione di una razza la competizione agonistica rappresenti nient'altro che una componente! I miei setter si sono fatti conoscere grazie alle esposizioni ed alle prova ma si fanno apprezzare grazie alle qualità venatorie. (*) al 31/12/2011